Re-visioni artistiche - Energicamente
Sostenibilità Innovazione

Re-visioni artistiche

Cosa succede quando oggetti polverosi, dimenticati, nati per essere gettati via appena usati o già buttati finiscono nelle mani di un artista? Nascono nuove narrazioni che costruiscono ponti tra passato e presente, il vuoto dell’usa e getta si riempie di significati e possibilità, la materia riacquista potenza e vita. E soprattutto, si innestano prese di coscienza originali, colorate, a volte divertenti, sempre indispensabili per costruire un futuro sostenibile basato sull’uso consapevole e sul riuso delle risorse.

 

 

È il caso dei ritratti di Letizia Lanzarotti, in arte Lady Be, veri e propri mosaici contemporanei creati accostando pezzi di plastica recuperata: tappi, bottiglie, vecchi giocattoli, bigiotteria, bigodini, cavi elettrici, tubi, oggetti di massa usati e buttati, spesso modellati dall’acqua del mare e dal vento perché raccolti in spiaggia.
I pezzi non vengono mai dipinti, né prima né dopo la realizzazione dell’opera, ma scelti in base alla loro specifica forma e al loro colore. Una volta assemblati, danno vita a ritratti di icone della musica, personaggi storici, celebri artisti che fanno parte dell’immaginario collettivo: da Marylin Monroe a Lady Diana, dai Beatles a David Bowie, da Van Gogh a Frida Kahlo, ma anche Falcone e Borsellino. Il risultato è sorprendente, molto pop ed esplosivo e regala una doppia esperienza: alla fruizione a distanza per una visione d’insieme dell’opera, si aggiunge l’immersione nell’opera stessa, indispensabile per identificare, da vicino, ogni pezzo del mosaico e per ricostruire la sua storia e il suo utilizzo. Un percorso a ritroso che innesca nuovi modi di intendere e vivere gli oggetti che ci accompagnano ogni giorno.

 

 

Sono invece di legno già usato le monumentali installazioni temporanee e site specific di Tadashi Kawamata che vive e lavora tra Tokyo e Parigi.
Bancali ritrovati, cassette per l’ortofrutta ormai vuote, tavole e listelli in cerca d’identità, vecchie sedie e sofà dismessi, persino porte che nessuno apre più o 100.000 sottili bacchette… sono questi i materiali che l’artista giapponese recupera e ri-assembla via via in un processo creativo e costruttivo unico perché inclusivo e aperto alla comunità locale. In ogni progetto Tadashi Kawamata coinvolge, infatti, studenti, abitanti, artigiani… che lavorano insieme a lui nel montaggio e nella realizzazione delle opere che spesso assumono la forma di nidi, capanne, case sugli alberi, rifugi, passerelle, ponti… elementi tipici dell’io bambino che l’artista risveglia e incanta nel noi adulto. A queste installazioni si aggiungono quelle dal forte potere evocativo come “Under the Water” costituita da una grande onda di detriti e resti di legno sospesa sulla testa dei visitatori, in ricordo delle vittime dello tsunami che colpì il Giappone nel 2011.

 

 

Raccontano storie di vita vissuta e partono da oggetti comuni anche le opere di Serge Attukwei Clottey, che ha fatto delle tessere di plastica gialla unite da sottili fili di rame la sua cifra distintiva. L’artista ghanese ricava le tessere dai “gallons”, i contenitori per olio o benzina portati in Ghana dall’Europa in epoca coloniale. Riutilizzati dalla popolazione per conservare l’acqua e far fronte alla siccità, i gallons sono oggi un grave problema ecologico che invade strade e spiagge. Un problema che Clottey ha scelto di affrontare insieme al suo collettivo in modo creativo per esplorare la potenza espressiva degli oggetti e per dimostrare che è possibile trasformare la nostra società attraverso l’arte e la forza delle idee.

L’artista recupera i barili tagliandoli in piccoli frammenti che poi tesse insieme con fili di rame a formare arazzi che fondono storie diverse: ogni tessera di plastica ha una sua tonalità di giallo per la differente provenienza geografica, per il contenuto originario o a causa dell’età dei barili stessi. Le tessere riportano anche i segni che servivano al loro riconoscimento da parte dei proprietari oppure i codici a barre o i caratteri cinesi, indicativi di nuovi riferimenti di potere in Ghana.

Le opere finali sono quindi il frutto di un intreccio di storie che ri-nascono e indicano una nuova via, proprio come ci ricorda l’artista: Quando unisco le tessere attraverso il processo artistico cambia la forma, cambia il valore e cambia la percezione della gente nel considerare la plastica.

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